L’influenza quattro ceppi di virus e non finisce più, durerà altre settimane
di Marcello Migliosi
“L’attività influenzale continuerà probabilmente ancora per alcune settimane. I motivi dell’elevato impatto clinico (e anche mediatico) di questa stagione sono molteplici, ma l’elemento più significativo è la circolazione imprevista di un ceppo addizionale di influenza B rispetto alle precedenti stagioni. Infatti, nella stagione in corso hanno circolato 4 distinti ceppi di virus dell’influenza (AH1N1, AH3N2, B/Victoria e B/Yamagata), mentre normalmente co-circolano 3 ceppi influenzali.
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Il 66% delle infezioni risulta sostenuto proprio dal ceppo virale aggiuntivo B/Yamagata“. Lo ricorda Pierangelo Clerici, presidente dell’Associazione microbiologi clinici italiani (Amcli) e direttore dell’Unità Operativa di Microbiologia dell’Azienda socio sanitaria territoriale Ovest milanese.
“Un possibile ulteriore elemento in favore della diffusione dei ceppi virali – aggiunge Clerici – è relativo alle temperature più rigide nel periodo dicembre 2017-gennaio 2018 rispetto ai precedenti periodi invernali, evento questo che ha sicuramente favorito il radunarsi dei soggetti in locali chiusi. “A tal proposito – spiega Fausto Baldanti, virologo dell’Università di Pavia e membro del direttivo Amcli – la comparsa del virus dell’influenza nelle stagioni fredde non elimina la circolazione dei numerosissimi virus respiratori (virus respiratorio sinciziale, rinovirus, coronavirus, virus parainfluenzale, etc.) in grado di provocare quadri clinici sovrapponibili a quelli da infezione influenzale e che vengono trasmessi con le stesse modalità.
I casi di infezione da virus respiratori non-influenzali si sono, quindi, assommati a quelli dovuti in senso stretto ai diversi ceppi influenzali, sovraccaricando le capacità recettive dei reparti di Pronto soccorso, allettando un’ulteriore quota di individui (inclusi operatori sanitari e personale addetto ai servizi essenziali) e contribuendo alla sensazione di assistere a un evento di particolare gravità”.
Per quanto riguarda i casi gravi di infezione da virus dell’influenza, è stato riportato che fosse in circolazione un ceppo virale particolarmente aggressivo di origine suina (influenza AH1N1) che sarebbe stato responsabile di alcuni decessi in Sardegna, ricorda l’Amcli. “Per chiarezza – evidenzia Baldanti – dichiamo che tutti i virus dell’influenza A presenti nell’uomo derivano geneticamente da scambi tra ceppi umani, aviari e suini e questi eventi sono alla base delle pandemie influenzali come quella osservata nel 2009 che ha introdotto il ceppo AH1N1 che circola ancora oggi. I virus pandemici, nelle stagioni successive, sono trasformati in ceppi umani dalla selezione naturale operata dal passaggio uomo-uomo. Pertanto il ceppo di influenza A in circolazione in questa stagione non è un ceppo suino, ma umano. Pertanto l’informazione allarmistica non supportata da elementi di prova scientifica è sempre da stigmatizzare”.
Anche in questa stagione epidemica, il numero di casi gravi e severi confermati per influenza e ricoverati in terapia intensiva è alto, sottolinea Clerici. “Il ceppo maggiormente identificato nei casi severi e gravi è il ceppo AH1N1. Purtroppo – continua – è ormai da registrare che il virus dell’influenza richiede annualmente un pesante tributo clinico soprattutto a soggetti con comorbidità, quali persone anziane con patologie croniche (diabete, problemi cardiovascolari ecc.), donne in gravidanza, soggetti immunodepressi ma anche ad individui senza apparenti concause”.
Un discorso a parte merita la vaccinazione anti-influenzale. È stato polemizzato sul fatto che l’elevata diffusione in questa stagione invernale dell’epidemia influenzale fosse dovuta al fallimento della formulazione vaccinale proposta. “Va chiarito – sottolinea Fausto Baldanti – che gli schemi vaccinali proposti non sono mirati al contenimento dell’epidemia (andrebbero raggiunte coperture superiori al 95%, percentuali dalle quali siamo ben lontani), ma alla protezione delle categorie a rischio”.
La formulazione più utilizzata di vaccino, prosegue l’esperto, “è stata quella trivalente a discapito della formulazione quadrivalente; anche se geneticamente correlati, i ceppi di virus dell’influenza sono sufficientemente divergenti da necessitare una stimolazione specifica del sistema immunitario. Pertanto, i soggetti vaccinati con la formulazione trivalente potevano maggiormente essere esposti all’infezione da parte del quarto ceppo di influenza B/Yamagata la cui circolazione non era prevista nel nostro emisfero. Tuttavia, è importante ricordare che le infezioni nei soggetti vaccinati hanno generalmente un decorso meno severo per la protezione parziale sviluppata. Infatti, a oggi non risulta che tra i pazienti con infezione severa ci siano pazienti vaccinati con la formulazione trivalente o quadrivalente”.
Infine, riflette il presidente Amcli, “è stato riportato come la particolare e ampia epidemia influenzale 2017-2018 abbia messo a rischio la tenuta dei servizi sanitari essenziali, ponendo l’interrogativo sulla scarsa adesione del personale sanitario alla campagna vaccinale (in media intorno al 10%) e sulla necessità di promuovere tale pratica preventiva come impegno civico tra gli operatori sanitari e di tutti i servizi erogati dallo Stato”.l
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