Cibi ultraprocessati nei bambini: rischio di sindrome metabolica

Gli studi italiani indicano un legame con patologie gravi come obesità ed esofagite eosinofila

 
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Palermo, 28 settembre 2024 – I cibi ultraprocessati sono stati collegati a un aumento di patologie gravi nei bambini, secondo quanto emerso da due studi italiani presentati al 31° Congresso Nazionale della SIGENP (Società Italiana di Gastroenterologia e Nutrizione Pediatrica), conclusosi oggi a Palermo. Questi alimenti, diffusi nelle abitudini alimentari dei più piccoli, favoriscono lo sviluppo di sindrome metabolica, obesità, e addirittura esofagite eosinofila.

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Un gruppo di ricercatori dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, guidati dal professor Roberto Berni Canani, ha studiato gli effetti del consumo di alimenti ultraprocessati su un campione di 175 bambini di età media di 11 anni. I risultati indicano che questi prodotti non solo aumentano il rischio di obesità, ma possono anche indurre la sindrome metabolica, una condizione che comprende ipertensione, dislipidemia e diabete. I ricercatori hanno osservato nei bambini un elevato accumulo di prodotti di glicazione avanzata (AGE), composti presenti nei cibi ultraprocessati, che interagiscono con le cellule del corpo, favorendo malattie cardiovascolari, diabete e altri disturbi cronici.

Secondo il professor Berni Canani, il legame tra il consumo di questi cibi e l’insorgenza di obesità e malattie correlate è ormai evidente. “È necessario sensibilizzare genitori e bambini sui pericoli di un consumo eccessivo di questi alimenti,” ha dichiarato lo studioso, sottolineando l’urgenza di attuare programmi di prevenzione per l’obesità infantile e le sue complicanze.

Oltre alla sindrome metabolica, lo studio ha anche suggerito una possibile relazione tra il consumo di cibi ultraprocessati e lo sviluppo dell’esofagite eosinofila, una malattia infiammatoria cronica dell’esofago sempre più diffusa in età pediatrica. Questa condizione, caratterizzata da un accumulo di eosinofili nella mucosa esofagea, può portare a un restringimento progressivo dell’esofago, compromettendo gravemente la salute dei bambini. I dati preliminari indicano che l’elevata esposizione agli AGE potrebbe giocare un ruolo cruciale nell’indurre questa malattia.

I cibi ultraprocessati, definiti tali per la presenza di sostanze non utilizzate abitualmente in cucina, come proteine idrolizzate, maltodestrine e grassi idrogenati, insieme a numerosi additivi, sono estremamente comuni nelle diete moderne. Questi alimenti, che comprendono piatti pronti, snack confezionati, bibite zuccherate e alcuni prodotti per l’infanzia, sono consumati massicciamente non solo in Italia, ma in tutta Europa.

Il presidente della SIGENP, professor Claudio Romano, ha espresso preoccupazione per la diffusione di questi prodotti nell’alimentazione quotidiana dei bambini. “I genitori devono prendere coscienza del fatto che una dieta ricca di cibi freschi non è solo consigliata, ma necessaria,” ha affermato. “L’uso di cibi ultraprocessati dovrebbe essere limitato al minimo, soprattutto per prevenire non solo l’obesità, ma anche altre patologie gravi.”

L’aumento del consumo di cibi ultraprocessati, secondo gli esperti, sta contribuendo a una crescita allarmante delle patologie croniche in età pediatrica. La ricerca scientifica sugli effetti negativi di questi alimenti è ormai in fase avanzata, e si attendono ulteriori conferme. Nel frattempo, la comunità scientifica sottolinea l’importanza di promuovere una corretta alimentazione sin dall’infanzia per ridurre l’incidenza di queste patologie.

“La dieta è fondamentale per la prevenzione di malattie croniche,” ha concluso il professor Berni Canani, ribadendo l’importanza di campagne educative e di interventi preventivi efficaci per il benessere dei bambini. Gli studi presentati a Palermo indicano chiaramente che è necessario agire rapidamente per contrastare l’aumento del consumo di alimenti ultraprocessati.

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