Riparata valvola mitralica in mininvasiva all’ospedale di Perugia

 
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Riparata valvola mitralica in mininvasiva all'ospedale di Perugia[quads id=1] di Claudio Cavallini – Direttore SC Cardiologia
Santa Maria della Misericordia Perugia
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ntervento al cuore innovativo e totalmente mininvasivo è stato eseguito presso la S.C. di Cardiologia dell’Azienda Ospedaliera di Perugia Il caso si riferisce a un intervento per il trattamento riparativo di una protesi valvolare mitralica degenerata. Si calcola che circa il 20-30% dei pazienti sottoposti ad impianto cardiochirurgico di protesi mitralica biologica richiede un reintervento per degenerazione della protesi nell’arco della vita. Recentissime esperienze sembrano suggerire che la procedura possa essere eseguita con efficacia tramite la tecnica del “valve in valve” cioè non sostituendo la protesi con una nuova attraverso un re-intervento cardiochirurgico ma applicando una nuova protesi all’interno di quella degenerata senza sostituirla.

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Dr. Claudio Cavallini
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La paziente trattata è una donna di 75 anni che era stata sottoposta nel 2005 ad impianto di protesi mitralica biologica. La diagnosi di disfunzione di protesi è stata effettuata durante un ricovero per scompenso cardiaco congestizio, refrattario alla terapia medica. L’intervento cardiochirurgico di sostituzione valvolare avrebbe comportato un rischio perioperatorio elevato per il compenso di circolo molto labile, l’insufficienza renale ed epatica, la severa anemia e piastrinopenia e infine per la difficoltà tecnica connessa ad un secondo intervento.

Una tecnica nuova e non invasiva

Per questo trattamento si utilizza solitamente un approccio “trans-apicale”, che consiste nel far passare la nuova protesi attraverso un foro praticato nella punta del ventricolo sinistro, al quale si accede attraverso una piccola incisione del torace. Questo intervento va ovviamente eseguito in anestesia generale. Per le condizioni generali molto gravi della paziente si è preferito optare per una tecnica nuova, assai meno invasiva e testata in pochi centri consistente nell’utilizzo di dispositivi progettati per il trattamento percutaneo della valvola aortica (TAVI).

TAVI Trattamento percutaneo della valvola aortica

Per questo motivo abbiamo ritenuto più opportuno trattare la paziente con tecnica percutanea. E’ stata utilizzata una protesi aortica progettata per le procedure TAVIQuesta consta di una valvola tricuspide realizzata in pericardio bovino, montata su una struttura metallica in cobalto-cromo, e di un dispositivo di rilascio trans-catetere che permette di portare in sede la valvola ed espanderla con pallone una volta raggiunta la posizione corretta. La maggiore difficoltà della nuova tecnica consiste nell’utilizzare cateteri appositamente disegnati per la valvola aortica sul versante mitralico, dove assai più complessa appare ottenere un ottimale orientamento spaziale della nuova protesi.

Laboratorio di Emodinamica della S.C. di Cardiologia

Presso il laboratorio di Emodinamica della S.C. di Cardiologia si è proceduto, in anestesia locale, alla puntura della vena femorale, attraverso la quale è stato possibile raggiungere l’atrio destro. Per raggiungere la posizione mitralica è stata poi eseguita una puntura transettale con ago Brokenbrough attraverso il quale è stato possibile raggiungere l’atrio sinistroLa puntura, guidata dall’ecocardiogramma trans-esofageo, è stata eseguita nella zona alta e posteriore del setto inter-atriale (SIA) per assicurare un adeguato spazio di manovra al dispositivo di rilascio della protesi.


 

Il tramite a livello del SIA è stato poi ampliato mediante il gonfiaggio di un pallone per permette il passaggio del dispositivo TAVI (di diametro di 5 mm). Una volta introdotto il filo guida in atrio sinistro e poi in ventricolo sinistro è stata inserita la valvola percutanea con il suo sistema di rilascioPer il corretto allineamento della protesi sono stati utilizzati cateteri di supporto a curvatura controllata. Una volta allineata correttamente la nuova protesi all’anello della protesi degenerata la valvola è stata rilasciata sotto stimolazione via pacemaker ad elevata frequenza per ridurre il flusso transvalvolare ed impedire lo spostamento del dispositivo. La procedura è decorsa senza complicanze.

Ecocardiogrammi seriati eseguiti post-procedura hanno mostrato ottima funzionalità dellnuova valvola protesica.

Le condizioni di estrema criticità e di grave insufficienza multiorgano nella quale la paziente si trovava al momento dell’intervento hanno richiesto un’ assistenza post-operatoria particolarmente intensa e complessa da parte dei cardiologi e degli infermieri dell’UTIC; il grado di compenso cardiaco e con esso la funzionalità dei vari organi sono lentamente ma progressivamente migliorati e la paziente ha ripreso a deambulare fino alla dimissione in ottime condizioni avvenuta 15 giorni dopo il delicato intervento.


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