Secondo le nuove linee guida congiunte ESC-ESH (European Society of Cardiology/European Society of Hypertension), pubblicate sullo European Heart Journal e sul sito ESC, in concomitanza con l’apertura dei lavori del congresso annuale ESC, il ricorso alla terapia di associazione, cioè a due (o più) principi attivi contenuti in una stessa pillola potrebbe rivoluzionare il trattamento della pressione arteriosa.
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Le nuove Linee Guida si distinguono dalle precedenti raccomandazioni che sostenevano un approccio al trattamento dell’ipertensione per gradi (inizio della terapia con un farmaco, seguito dall’aggiunta a questo di un secondo o di un terzo all’occorrenza). Tale approccio è stato sconfessato perchè viziato dall’ “inerzia terapeutica” a cambiare la strategia iniziale di trattamento: almeno l’80% dei pazienti dovrebbe passare al trattamento con due farmaci anti-ipertensivi, mentre la maggior parte di essi rimane soggetta a trattamento con un solo farmaco. E’ ormai appurato che una delle ragioni principali alla base del cattivo controllo della pressione arteriosa deriva dalla mancata assunzione dei farmaci prescritti da parte dei pazienti. La mancata aderenza al trattamento aumenta con il numero di farmaci prescritti, per cui la somministrazione di due farmaci (o tre se necessario) con una singola pillola potrebbe migliorare “i tassi di controllo della pressione arteriosa”, ribadiscono le linee guida.
Le novità delle nuove Linee Guida
Si allarga la platea di soggetti da destinare a trattamento farmacologico dell’ipertensione: rispetto alle precedenti raccomandano, ad esempio, il ricorso alla terapia farmacologica nei pazienti che, nelle Linee Guida precedenti, erano oggetto solo di interventi correttivi sullo stile di vita. Parliamo qui dei pazienti con ipertensione lieve-moderata di grado I (140–159/90–99 mmHg), comprendente individui di età compresa tra i 65 e gli 80 anni, e di quelli con pressione normale elevata (130–139/85–89 mmHg).
Le Linee Guida ribadiscono che conta più l’età biologica che quella cronologica nel determinare l’eventuale sospensione del trattamento. In letteratura si stanno accumulando evidenze in base alle quali è la condizione di fragilità, l indipendenza nello svolgimento delle normali attività quotidiane e l’età biologica, anziché quella cronologica, a determinare la tollerabilità e il possibile beneficio dei farmaci anti-ipertensivi. Nei soggetti ultra80enni non ancora sottoposti a trattamento farmacologico, dovrebbe essere iniziata la terapia farmacologica in presenza di valori di pressione sistolica uguali o superiori a 160 mmHg. Gli individui già in trattamento, invece, non dovrebbero sospendere la terapia ad 80 anni, se ben tollerata.
Rispetto alle linee guida precedenti, i target pressori da raggiungere nei pazienti ipertesi sono più bassi. Nello specifico, i target di pressione sistolica da raggiungere sono pari, ora, a 120-129 mmHg nei pazienti al di sotto dei 65 anni di età, tenendo presenti alcuni fattori quali la tollerabilità del trattamento, la fragilità, l’indipendenza nello svolgimento delle normali attività quotidiane e la presenza di comorbilità. Valori pressori al di sotto di 120 mmHg non dovrebbero rappresentare più un target da raggiungere per qualsiasi paziente iperteso in quanto i rischi superano i potenziali benefici.
Quando la pressione arteriosa non è controllata nemmeno dall’associazione di tre farmaci (ipertensione resistente), sarebbe da aggiungere una seconda pillola contenente un diuretico (es. Spironolattone).
Si raccomanda a tutti i pazienti di condurre uno stile di vita sano, indipendentemente dai livelli pressori, dal momento che tale misura è in grado di rallentare la necessità di ricorrere alla terapia farmacologica o di complementarne gli effetti. Tra le misure raccomandate: moderazione nell’assunzione di alcol, adozione di un regime dietetico salutare, svolgimento di attività fisica regolare, controllo del peso, cessazione del fumo e, nuova raccomandazione, divieto assoluto di binge drinking (“sbronze”).
Ipertensione e terapie contro il cancro
Questa nuova sezione delle Linee Guida ribadisce la possibilità di considerare una possibile interruzione temporanea dei farmaci oncologici quando I valori presso sono eccezionalmente elevati nonostante la politerapia.
Ipertensione e attività fisica
E’ stata aggiunta una sezione sulla pressione arteriosa durante l’attività fisica e il ruolo dell’altitudine. A quest’ultimo riguardo, le Linee Guida sconsigliano l’esposizione di pazienti con ipertensione severa e non controllata ad altitudini superiori ai 4.000 metri.
Il Prof. Giuseppe Mancia, portavoce ESH Chairperson della Task Force impegnata nell’implementazione delle nuove linee guida, Università Milano-Bicocca, ha affermato: “Abbiamo trattamenti efficaci e, teoricamente, in grado di permettere alla quasi totalità dei pazienti (90–95% ) di tenere la pressione sotto controllo. Nella realtà, invece, solo il 15-20% dei pazienti è in grado di raggiungere i livelli target. La speranza di queste nuove Linee Guida è quella di migliorare questi tassi di controllo della pressione arteriosa, attualmente deludenti, introducendo una strategia di trattamento semplice e, al contempo, più facile da seguire.”
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