Quali noduli tiroidei tiroidei da agoaspirato? Prof Pier Paolo De Feo
L’ agoaspirato tiroideo (Fine Needle Aspiration, FNA) è una metodica minimamente invasiva che consente, nella maggior parte dei casi, una diagnosi precisa sulla natura dei noduli della tiroide.
© Protetto da Copyright DMCA |
Tale metodica, nel caso di voluminose cisti (colloidali o emorragiche), può avere anche una valenza terapeutica.
Il razionale dell’agoaspirato tiroideo consiste nel prelevare alcune cellule tiroidee (tireociti) contenute nel nodulo che si vuole analizzare al fine di ottenere informazioni precise sulla natura del nodulo tiroideo.
TECNICA
L’agoaspirato tiroideo è una metodica minimamente invasiva che consente solo il prelievo di alcune cellule contenute nel nodulo e non di un intero tessuto e pertanto non è una biopsia. Di conseguenza l’analisi del materiale prelevato sarà di tipo citologico e non istologico.
Esistono diverse tecniche con cui può essere effettuato; tuttavia l’esecuzione dell’agoaspirato tiroideo prevede sempre l’utilizzo di un ago sottile (calibro di 20-24 G) che può essere attaccato ad una siringa (quando si effettui la tecnica di aspirazione) o non attaccato ad una siringa (nel caso si effettui un prelievo per capillarità).
Il prelievo, in base alla quantità dei materiale che viene prelevato, dura solitamente solo pochi secondi e data la mini-invasività solitamente non richiede mai l’anestesia locale.
Solitamente, e soprattutto per i noduli più piccoli, l’agoaspirato viene effettuato sotto guida ecografica. La guida ecografia consente: a) di prelevare cellule anche da noduli clinicamente non palpabili e quindi non altrimenti esaminabili; b) di scegliere, in base alle caratteristiche ecografiche, quale nodulo o quale parte di nodulo agoaspirare; c) di aumentare il potere diagnostico dell’agoaspirato.
Una volta effettuato il prelievo si passa all’allestimento del materiale. Lo striscio diretto su vetrino rappresenta tuttora la tecnica più diffusa, perché rapida, poco costosa e ampiamente codificata. In alternativa il prelievo può essere inserito in un contenitore con soluzione a base di metanolo e quindi centrifugato, emolizzato e trasferito su strato sottile da parte di un sistema automatizzato; tale metodica riduce gli errori legati all’allestimento dei vetrini ma è più costosa, non consente di valutare appieno l’architettura cellulare e le caratteristiche della colloide.
Infine, i campioni citologici possono essere immersi in fissativo e processati mediante inclusione in paraffina. Poiché i dettagli citomorfologici appaiono differenti rispetto a quelli tradizionalmente codificati per gli strisci su vetrino, la tecnica del cell-block non sostituisce ma piuttosto è complementare agli strisci citologici offrendo una risorsa per possibili indagini immunocitochimiche o molecolari.
Fonte: www.endocrinologiaoggi.it
Commenta per primo