Aima: ok Ema a lecanemab, ora servono investimenti in cura

Per Aima fondamentale adeguare rete diagnosi e cura per Alzheimer

Aima: ok Ema a lecanemab, ora servono investimenti in cura

L’Associazione Italiana Malattia di Alzheimer (Aima) ha accolto positivamente la notizia che il Comitato per i medicinali a uso umano (CHMP) dell’Agenzia Europea del Farmaco (Ema) ha raccomandato l’approvazione di lecanemab, un anticorpo monoclonale contro la beta-amiloide, per il trattamento di una specifica fascia di pazienti adulti con diagnosi di declino cognitivo lieve o demenza lieve causati dalla malattia di Alzheimer. Questo approccio terapeutico, pur nella sua limitazione a un gruppo ristretto di persone, è visto come una “svolta epocale” nella lotta contro la malattia neurodegenerativa, poiché per la prima volta si punta non solo ad alleviare i sintomi ma anche a rallentare la progressione del declino cognitivo.

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Tuttavia, Aima sottolinea che l’introduzione di lecanemab in Italia dipende da un adeguamento urgente delle infrastrutture sanitarie. Il presidente di Aima, Patrizia Spadin, ha ribadito che dal 2020 l’associazione sollecita il ministero della Salute a destinare risorse per l’ammodernamento delle strutture dedicate alla diagnosi e alla cura dell’Alzheimer. “Abbiamo richiesto investimenti per potenziare la diagnosi precoce e sensibilizzare sulle fasi iniziali della malattia. Tuttavia, queste richieste sono rimaste inascoltate fino ad oggi,” ha dichiarato Spadin.

In particolare, Aima insiste sulla necessità di rafforzare il sistema di screening, valutazione e monitoraggio dei pazienti, aspetti cruciali per l’implementazione di nuove terapie come lecanemab. “Sarebbe inaccettabile che le opportunità terapeutiche non arrivassero ai pazienti italiani perché il sistema non è pronto a supportarle,” ha aggiunto Spadin.

Il farmaco, sebbene non arresti completamente il declino cognitivo, offre una nuova prospettiva per i pazienti affetti da Alzheimer. Lecanemab ha mostrato la capacità di rallentare il progressivo deterioramento cognitivo in pazienti selezionati, un passo significativo rispetto ai trattamenti esistenti che si limitano ad alleviare i sintomi senza modificare il decorso della malattia. La valutazione positiva di Ema ha riconosciuto che, sebbene i benefici superino i rischi, le modalità di somministrazione saranno circoscritte a una popolazione ben definita e a una finestra temporale limitata.

Tuttavia, Aima evidenzia anche che le strutture sanitarie italiane non sono ancora adeguate per affrontare le esigenze di diagnosi precoce, che includono sia il monitoraggio continuo che la gestione di potenziali effetti collaterali legati al farmaco. La priorità, secondo l’associazione, è quella di potenziare l’infrastruttura e il personale sanitario per garantire l’accesso a lecanemab a chi ne ha bisogno. “Gli investimenti necessari vanno immediatamente indirizzati per adeguare le strutture e formare i professionisti. Se vogliamo tradurre in realtà le speranze dei pazienti, il tempo è fondamentale,” ha concluso Spadin.

Aima auspica che la decisione positiva dell’Ema possa servire da catalizzatore per un impegno concreto da parte delle istituzioni italiane. Nonostante le difficoltà e le limitazioni iniziali, la disponibilità di lecanemab rappresenta una speranza tangibile per i malati di Alzheimer, ed è fondamentale che le opportunità terapeutiche vengano concretizzate con un sistema sanitario pronto ad accoglierle.

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