Infezioni vaginali in estate: una minaccia silenziosa e frequente

Infezioni vaginali in estate: una minaccia silenziosa e frequente

Caldo, umidità e abitudini a rischio: i fattori che scatenano le recidive

Un problema globale che colpisce circa 450 milioni di donne nel mondo con quattro episodi l’anno. Le infezioni vaginali non sono un fastidio passeggero, ma una condizione che incide sulla qualità della vita, sulla sessualità e, nei casi più gravi, sulla fertilità. In estate, il rischio si impenna: caldo e umidità alterano l’equilibrio della flora vaginale, spalancando la porta a batteri, funghi e parassiti.

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Questi dati, documentati dal progetto europeo Nefertiti, rivelano che milioni di donne convivono con disturbi che si ripresentano ciclicamente. La protezione naturale è affidata ai lattobacilli, batteri “alleati” che mantengono il pH acido e ostacolano i patogeni. Se questo equilibrio si rompe, subentra la disbiosi vaginale, che può favorire l’insorgenza di infezioni come la vaginosi batterica, la candidosi, la vaginite da Trichomonas, la clamidia, la gonorrea e le infezioni virali.

Perché l’estate aumenta il rischio
“L’ambiente caldo-umido è ideale per la crescita microbica”, spiega Marco Grassi, ginecologo dell’ospedale di Ascoli Piceno. La combinazione di umidità e temperature elevate in luoghi pubblici come docce e piscine crea un habitat perfetto per batteri e funghi. Oltre al clima, abitudini rischiose come restare a lungo con il costume bagnato, indossare capi stretti o usare salvaslip quotidianamente aumentano significativamente il rischio, specialmente se si aggiungono una dieta poco equilibrata e farmaci che alterano il microbiota.

Una singola infezione mal curata non finisce lì, può ripresentarsi in poche settimane. Ad esempio, la vaginosi batterica ha tassi di recidiva che arrivano al 50% entro tre mesi. Non basta curare il singolo episodio: è necessario proteggere l’equilibrio interno, altrimenti ogni nuova esposizione è un invito alla recidiva.

Come evitare le ricadute
L’uso indiscriminato di antibiotici e antimicotici, spesso senza una diagnosi precisa, ha un costo: la farmacoresistenza. “L’uso indiscriminato di antimicrobici non colpisce solo i patogeni, ma anche i lattobacilli, aprendo la strada a nuove infezioni”, sottolinea Grassi. Il percorso corretto parte dalla diagnosi: “È fondamentale eseguire un tampone. Solo così si individua l’agente responsabile e si sceglie la terapia più adatta, evitando trattamenti inutili”. Un microbiota vaginale impoverito diventa un terreno perfetto per il ritorno dell’infezione.

Per questo, la prevenzione diventa centrale. Il ginecologo consiglia di non restare a lungo con il costume bagnato, preferire la biancheria in cotone, limitare l’uso di salvaslip e detergenti aggressivi. L’igiene è importante, ma l’eccesso può danneggiare la flora protettiva. “Un’infezione trattata bene ha molte meno probabilità di tornare. Una curata male rischia di accompagnare la paziente per mesi, se non per anni”, conclude Grassi.

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