Attenzione alle prostatiti croniche, possibile fattore di rischio
Prostata – L’ipertrofia prostatica benigna e il carcinoma prostatico sono due condizioni distinte, non correlate tra loro, ma entrambe richiedono attenzione clinica e prevenzione mirata. A chiarirlo è il professor Vincenzo Mirone, urologo e presidente della Fondazione PRO, che mette in guardia sul ruolo delle prostatiti croniche come possibile elemento predisponente per lo sviluppo del cancro alla prostata.
© Protetto da Copyright DMCA |
Secondo il professore, l’attenzione degli uomini verso la salute è ancora drammaticamente bassa, soprattutto in confronto al genere femminile. Questo scarso impegno preventivo contribuisce all’aumento delle diagnosi tardive del tumore prostatico, oggi la neoplasia più frequente tra i soggetti di sesso maschile. In Italia si registrano ogni anno circa 36.000 nuovi casi e 7.000 decessi, un dato che evidenzia la necessità di strategie di prevenzione più efficaci e capillari.
Mirone sottolinea come l’ipertrofia prostatica benigna non sia da confondere con il carcinoma: la prima è una condizione tipica dell’invecchiamento, caratterizzata dall’aumento del volume prostatico fino a dieci o dodici volte rispetto alla norma. Nonostante i disturbi minzionali che può provocare, non presenta collegamenti diretti con lo sviluppo del tumore.
Prostata
Diverso è il caso delle infiammazioni croniche della prostata, le cosiddette prostatiti, che se non adeguatamente trattate, potrebbero rappresentare un terreno fertile per l’insorgenza di neoplasie. Un’infiammazione protratta nel tempo, infatti, può alterare i tessuti e renderli più suscettibili a trasformazioni patologiche.
Sul piano diagnostico, il semplice dosaggio del PSA (antigene prostatico specifico) non è sufficiente. Il professor Mirone insiste sull’importanza di combinare questo esame con una valutazione ecografica della prostata e un’esplorazione rettale. Questi controlli dovrebbero entrare nella routine annuale degli uomini a partire dai 45 anni, soprattutto in presenza di familiarità o sintomi urinari.
Per quanto riguarda le terapie dell’ipertrofia prostatica, attualmente sono disponibili diverse opzioni farmacologiche. Tra queste si annoverano gli alfa-litici, che rilassano la muscolatura prostatica facilitando la minzione, e gli inibitori della 5-alfa reduttasi, capaci di ridurre il volume della ghiandola. Anche alcuni farmaci utilizzati per trattare la disfunzione erettile mostrano benefici sul piano urinario, migliorando lo svuotamento della vescica.
Nei casi in cui la terapia farmacologica non sia più efficace, è possibile considerare l’intervento chirurgico. La vaporizzazione laser rappresenta una delle tecniche più evolute per il trattamento dell’ipertrofia, agendo in modo preciso sul tessuto prostatico in eccesso e riducendone il volume senza incidere significativamente sull’integrità funzionale del paziente.
Prostata
Nel carcinoma prostatico, invece, l’approccio chirurgico più avanzato è la prostatectomia radicale robot-assistita. Questo tipo di intervento consente la rimozione completa della ghiandola, garantendo una maggiore precisione e riducendo i tempi di recupero.
Per i pazienti non candidabili alla chirurgia, esistono opzioni terapeutiche alternative come la radioterapia, l’immunoterapia e la chemioterapia, che permettono di controllare l’evoluzione del tumore e migliorare la qualità della vita.
Alla luce di queste evidenze, la promozione della prevenzione maschile assume un ruolo sempre più centrale. L’obiettivo, secondo Mirone, è sensibilizzare la popolazione maschile sull’importanza dei controlli periodici, adottando un atteggiamento più consapevole e responsabile verso la propria salute urogenitale. Solo così sarà possibile contrastare efficacemente l’aumento dei casi di carcinoma prostatico e affrontare precocemente anche le patologie benigne come l’ipertrofia.
Commenta per primo