Dolcificante artificiale compromette la risposta terapeutica oncologica
Uno studio dell’Università di Pittsburgh, pubblicato su Cancer Discovery, evidenzia come il consumo di sucralosio, dolcificante artificiale molto diffuso, possa compromettere significativamente l’efficacia dell’immunoterapia nei pazienti oncologici. L’indagine, condotta su 157 pazienti con melanoma avanzato, carcinoma polmonare non a piccole cellule e pazienti ad alto rischio di recidiva, ha rilevato che l’assunzione quotidiana di sucralosio superiore a 0,16 mg per kg di peso corporeo è correlata a esiti peggiori della terapia. In particolare, chi assumeva meno sucralosio mostrava una sopravvivenza libera da progressione della malattia superiore mediamente di 5 mesi per il melanoma, 11 mesi per il carcinoma polmonare e 6 mesi per il melanoma ad alto rischio, rispetto a chi ne consumava di più.
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Il meccanismo alla base di questa interferenza sembra coinvolgere il microbioma intestinale, alterato dal sucralosio, che aumenta l’attività metabolica nella degradazione dell’arginina, un amminoacido cruciale per la funzione delle cellule T, essenziali nell’azione immunitaria antitumorale potenziata dall’immunoterapia. Modelli murini con tumori comuni hanno confermato tali risultati: l’aggiunta di sucralosio all’acqua durante la terapia ha accelerato la crescita tumorale e diminuito la sopravvivenza, con evidenti segni di compromissione delle cellule T.
Ulteriori esperimenti hanno dimostrato che integratori di arginina possono ripristinare la funzionalità immunitaria e migliorare la sopravvivenza nei topi, suggerendo una potenziale via terapeutica per mitigare l’impatto negativo del sucralosio. Tuttavia, resta da verificare se meccanismi simili si applichino anche agli esseri umani.
Il limite di consumo di sucralosio associato a questa riduzione dell’efficacia immunitaria è solo una frazione di quello raccomandato dalla FDA, il che solleva nuove preoccupazioni sull’uso diffuso di questo dolcificante tra i pazienti oncologici. La ricerca sottolinea l’importanza di considerare componenti dietetici come fattori influenti sulle terapie oncologiche, indicando la necessità di ulteriori studi per confermare questi risultati e definire possibili strategie di intervento.
Questa scoperta apre scenari per migliorare i trattamenti oncologici esistenti, anche tramite la modifica della dieta o l’uso di integratori, in alternativa allo sviluppo di nuovi farmaci, con potenziali vantaggi economici e pratici. Le priorità della ricerca in questo ambito richiedono sostegno continuo per tradursi in miglioramenti concreti per i pazienti.
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