Scoperto come il cancro epatico modifica le membrane per sfuggire alle terapie
Nuovo metabolismo tumorale – Uno studio condotto dall’Università Statale di Milano e dall’Istituto Europeo di Oncologia, con il sostegno della Fondazione AIRC, ha evidenziato un meccanismo metabolico chiave che permette alle cellule tumorali del fegato di sviluppare resistenza ai farmaci. La ricerca, pubblicata su Signal Transduction and Targeted Therapy (gruppo Nature), approfondisce i cambiamenti biochimici alla base della resistenza al sorafenib, farmaco largamente impiegato contro il carcinoma epatocellulare, la forma più comune di tumore epatico.
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I ricercatori hanno analizzato in vitro le cellule tumorali trattate con sorafenib, scoprendo che, nonostante una iniziale risposta positiva, circa la metà dei pazienti vede il farmaco perdere efficacia dopo alcuni mesi. Questa riduzione di efficacia è dovuta a meccanismi cellulari che modificano il metabolismo degli zuccheri, indirizzandoli verso la produzione di glicerolo, una molecola essenziale per la sintesi delle membrane cellulari.
Contestualmente, le cellule assorbono acidi grassi dall’ambiente esterno, che si legano al glicerolo formando nuove membrane lipidiche. Questo processo di rimodellamento strutturale conferisce maggiore robustezza alle cellule tumorali, facilitando la loro sopravvivenza e aumentando la capacità di resistere allo stress provocato dal trattamento farmacologico.
Il cambiamento metabolico descritto permette così al tumore di “ristrutturarsi” a livello molecolare, alterando la composizione delle proprie membrane e sfuggendo agli effetti citotossici del sorafenib. Questa adattabilità biologica rappresenta la base della resistenza acquisita, spiegando l’inefficacia progressiva del farmaco nel tempo.
Un aspetto innovativo della ricerca è l’individuazione di due potenziali biomarcatori nel sangue dei pazienti in terapia: il D-lattato e il glicerolo. L’aumento di D-lattato sembra correlato a una buona risposta iniziale al trattamento, mentre un incremento del glicerolo potrebbe indicare l’insorgenza di meccanismi di resistenza da parte delle cellule tumorali. Questi biomarcatori potrebbero diventare strumenti diagnostici fondamentali per monitorare in modo più preciso l’efficacia del trattamento e orientare tempestivamente le strategie terapeutiche.
La scoperta rappresenta un passo avanti nella comprensione delle dinamiche metaboliche che influenzano la resistenza farmacologica nel carcinoma epatocellulare. Il rimodellamento delle membrane cellulari emerge come un fattore cruciale che conferisce alle cellule tumorali la capacità di adattarsi all’ambiente ostile rappresentato dai farmaci.
Questa nuova conoscenza potrebbe aprire la strada a interventi più mirati, capaci di contrastare la resistenza attraverso l’inibizione dei processi metabolici coinvolti nella sintesi lipidica e nella riorganizzazione delle membrane cellulari. La ricerca sottolinea così l’importanza di approfondire il metabolismo tumorale per sviluppare terapie più efficaci e personalizzate, migliorando il trattamento dei pazienti affetti da tumore al fegato.
I risultati di questo studio confermano l’importanza di un approccio multidisciplinare che integra biochimica, oncologia e farmacologia per individuare nuove strategie di cura contro il carcinoma epatocellulare. Il monitoraggio dei biomarcatori metabolici potrebbe diventare parte integrante della gestione clinica, permettendo di adattare tempestivamente la terapia in base alla risposta individuale.
Nuovo metabolismo tumorale
Il cambiamento metabolico osservato nel tumore epatico è un esempio concreto di come le cellule cancerose siano capaci di alterare profondamente le proprie vie biochimiche per sopravvivere e proliferare anche in condizioni avverse. Comprendere questi meccanismi è fondamentale per progettare nuovi farmaci e combinazioni terapeutiche in grado di superare le barriere della resistenza.
Lo studio fornisce quindi nuove prospettive per la lotta contro il carcinoma epatocellulare, uno dei tumori più difficili da trattare per via della sua natura aggressiva e della frequente insorgenza di resistenza ai farmaci. La possibilità di identificare precocemente segnali di resistenza tramite biomarcatori nel sangue rappresenta un vantaggio significativo nella gestione della malattia.
In sintesi, la ricerca dimostra che le cellule tumorali del fegato modificano il proprio metabolismo zuccherino per sostenere la costruzione di membrane cellulari rigenerate e rinforzate, favorendo la resistenza al sorafenib. Questa strategia adattativa è alla base della progressiva inefficacia del trattamento farmacologico e apre nuove vie di indagine per future terapie personalizzate.
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