Gli effetti letali spiegati da tre esperti italiani
Dopo una breve tregua climatica, l’Italia è nuovamente colpita da un’intensa ondata di calore, che ha riattivato l’allerta in diverse regioni. I bollettini del ministero della Salute, aggiornati con frequenza durante l’estate, segnalano quattro livelli di allarme, tra cui il livello 3 (bollino rosso), indicante uno stato di emergenza che può mettere a rischio anche individui sani, non solo soggetti fragili come anziani, bambini e persone affette da patologie croniche. A luglio, più episodi di decessi legati alle elevate temperature – superiori ai 40°C – hanno riacceso l’attenzione sul fenomeno. Ma cosa significa morire per il caldo? Tre esperti ne analizzano i meccanismi per Adnkronos Salute.
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Il caldo può essere fatale poiché compromette i normali sistemi di autoregolazione del corpo umano. Giorgio Sesti, professore di Medicina interna alla Sapienza di Roma, spiega che l’organismo necessita di mantenere temperatura e umidità interne stabili. Quando l’ambiente esterno non lo consente, il corpo può andare in sovraccarico termico, come accade con dispositivi elettronici sottoposti a uso prolungato: si surriscaldano e cessano di funzionare correttamente. A peggiorare il quadro contribuisce la perdita massiccia di liquidi, che aggrava lo stress fisico fino a renderlo insostenibile.
L’incapacità del corpo di mantenere la temperatura a circa 37 gradi, soprattutto quando si sommano calore intenso e alta umidità, è il nodo critico. In condizioni normali, l’organismo reagisce attivando meccanismi di difesa termica, ma in situazioni di calore estremo tali risposte risultano inefficaci. Come nel caso della febbre, anche il surriscaldamento da calore rappresenta una condizione patologica. Se il corpo non riesce più a disperdere il calore in eccesso, si va incontro a un deterioramento delle funzioni vitali.
Uno degli strumenti che il corpo utilizza è la vasodilatazione, che favorisce la dispersione del calore ma costringe il cuore a lavorare intensamente. Aumentano la frequenza cardiaca e lo sforzo circolatorio: il cuore, in sostanza, si trova a sostenere un’attività costante e aumentata, simile a una corsa prolungata. Questo fenomeno può avere ricadute su chi soffre di malattie respiratorie, aggravate dall’umidità. Gli effetti più gravi colpiscono le persone vulnerabili: anziani e bambini piccoli sono i soggetti più esposti.
Quando si verifica un colpo di calore, è fondamentale intervenire subito per abbassare la temperatura corporea, mediante applicazione di acqua, ghiaccio o ventilazione forzata. Questi strumenti sono considerati prioritari per ripristinare l’equilibrio termico dell’organismo.
Alla criticità del colpo di calore si associa un altro fattore decisivo: la disidratazione. Si perdono liquidi non solo con la sudorazione ma anche con l’evaporazione cutanea e la respirazione. Secondo Sesti, il corpo consuma notevoli riserve d’acqua per attivare i suoi “sistemi antincendio” interni e fronteggiare l’ipertermia. Questa perdita comporta uno squilibrio nei livelli di elettroliti, elemento chiave per l’attività cardiaca e neuromuscolare.
Giuseppe Rebuzzi, professore di Cardiologia all’Università Cattolica di Roma, sottolinea che la disidratazione può favorire l’insorgenza di aritmie potenzialmente letali. Nei soggetti anziani, il pericolo è amplificato dal fatto che spesso non avvertono lo stimolo della sete o dimenticano di bere. Anche l’assunzione di farmaci diuretici, comuni in età avanzata, espone a un rischio maggiore. La perdita di sali minerali può provocare meningismo – sintomi simili alla meningite ma non causati da infezione – e alterazioni cardiache gravi. Il medico consiglia di consultare il proprio curante per una possibile modifica della terapia farmacologica in estate.
Quanto ai pronto soccorso, Fabio De Iaco, già presidente della Società italiana di medicina d’emergenza-urgenza (Simeu) e attuale responsabile del Pronto soccorso dell’ospedale Maria Vittoria di Torino, spiega che nei mesi estivi si osserva un incremento di pazienti con conseguenze da colpo di calore, come disidratazione o insufficienza renale. Tuttavia, nei referti non si attribuisce mai la causa diretta della morte al caldo in sé. Si riportano invece le complicazioni cliniche che il calore può aggravare, in particolare nei soggetti fragili, fino a determinare esiti fatali.
Il corpo umano, sottolineano i medici, può essere paragonato a un sistema in equilibrio: quando le condizioni ambientali esterne alterano in modo drastico i suoi parametri vitali, soprattutto in chi ha già problemi di salute o risorse ridotte, l’esito può essere mortale. Il caldo, dunque, non uccide direttamente, ma favorisce un collasso fisiologico che può condurre alla morte in tempi rapidi, in assenza di un intervento tempestivo e adeguato.
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