Diamanti contro metastasi al seno, nuovo sensore inglese

Diamanti contro metastasi al seno, nuovo sensore inglese

Warwick realizza dispositivo non tossico per diagnosi tumorali

Ricercatori dell’Università di Warwick, nel Regno Unito, hanno sviluppato una tecnologia che sfrutta le proprietà uniche dei diamanti per identificare il cancro al seno metastatico in maniera più rapida e precisa. Lo studio, pubblicato su Physical Review Applied, descrive la creazione di un magnetometro al diamante endoscopico, un dispositivo innovativo non radioattivo né tossico, pensato per diventare un supporto cruciale nelle diagnosi oncologiche.

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Abituati a considerare le pietre preziose come simbolo di eleganza, gli studiosi britannici hanno invece trasformato il diamante in un alleato della medicina. La sua struttura cristallina, arricchita da centri di colore interni, è in grado di percepire campi magnetici minimi, offrendo un sensore ad alta sensibilità.

Il nuovo strumento, spiegano gli autori, si distingue per la portabilità e per la capacità di operare a lungo raggio. Un progresso che risponde a una difficoltà frequente per i chirurghi oncologici: individuare le metastasi una volta che le cellule tumorali si sono diffuse nei linfonodi. Fino a oggi, la prassi clinica si è basata principalmente su traccianti radioattivi o coloranti blu, metodi che presentano limiti di sicurezza, tra cui reazioni allergiche in una piccola percentuale di pazienti.

Il primo autore della ricerca, Alex Newman del Dipartimento di Fisica, evidenzia come il gruppo sia riuscito a miniaturizzare la testina del sensore fino a 10 millimetri. Questa dimensione ridotta lo rende il primo apparecchio a diamante compatibile con l’uso in chirurgia laparoscopica ed endoscopica. La sua funzione è di localizzare nanoparticelle di ossido di ferro, contenute nel liquido tracciante magnetico iniettato nelle pazienti durante le procedure chirurgiche. Una volta raggiunti i linfonodi, tali nanoparticelle vengono intercettate dal sensore, permettendo al chirurgo di stabilire quali aree rimuovere per impedire l’avanzata del tumore.

Il coordinatore del progetto, il fisico Gavin Morley, sottolinea che le proprietà dei diamanti conferiscono al dispositivo una sensibilità eccezionale: i centri di colore non solo rilevano variazioni magnetiche infinitesimali, ma donano alle pietre anche la caratteristica tonalità rosata. Questo duplice aspetto, scientifico ed estetico, rende il materiale unico per applicazioni biomedicali.

Oltre al carcinoma mammario, gli studiosi ritengono che la tecnologia possa essere applicata anche ad altre forme tumorali, tra cui quelle del polmone, del fegato, del colon-retto e dell’esofago. Gli ambiti di utilizzo non si fermano alla medicina: i ricercatori ipotizzano impieghi futuri in settori avanzati come la navigazione spaziale e la produzione di energia da fusione.

Il tracciamento delle metastasi rappresenta da sempre una sfida centrale. Con questo sensore, spiegano gli scienziati, si apre la possibilità di sostituire metodiche invasive o rischiose con uno strumento sicuro, preciso e capace di ridurre le complicanze. La prospettiva è quella di garantire diagnosi più affidabili e terapie chirurgiche mirate, con minori rischi per le pazienti.

Per il team di Warwick, i diamanti non sono soltanto un oggetto di lusso, ma possono diventare un alleato per la salute femminile e, più in generale, per la lotta contro le forme tumorali più aggressive. Una nuova fase della ricerca si concentrerà sulla sperimentazione clinica del dispositivo, con l’obiettivo di trasformare l’intuizione scientifica in pratica ospedaliera.

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