Standard clinici per diagnosi e cura presentati dall’Iss
Redatte da un coordinamento di 14 società scientifiche, con la guida della Società Italiana di Neuropsicologia (Sinp) e il sostegno della Fondazione Gianfranco Salvini Ets, sono state presentate oggi all’Istituto Superiore di Sanità (Iss) le prime linee guida italiane per la diagnosi e il trattamento del neglect spaziale e dell’afasia post-ictus.
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L’iniziativa, sviluppata secondo i criteri del Centro nazionale per l’eccellenza clinica, la qualità e la sicurezza delle cure (Cnec) dell’Iss, si propone di colmare un’importante lacuna nell’assistenza post-ictus, dove attualmente mancano riferimenti uniformi per guidare l’intervento degli operatori sanitari nei casi di compromissione cognitiva e comunicativa.
Il neglect, o eminegligenza spaziale unilaterale, è un deficit neurologico che può colpire fino all’80% dei soggetti con ictus all’emisfero cerebrale destro. I pazienti affetti non percepiscono gli stimoli provenienti da una porzione dello spazio, solitamente il lato sinistro, anche in assenza di danni visivi o sensoriali. Tale condizione può essere sensoriale, motorio o immaginativo, e influenzare vari ambiti dello spazio personale, peri-personale o extra-personale. L’impatto sul quotidiano è marcato, ostacolando l’autonomia del paziente e prolungando i tempi di riabilitazione.
Altrettanto invalidanti sono i disturbi afasici che interessano circa il 30% dei pazienti colpiti da ictus in fase acuta, con percentuali che salgono fino al 69% nei casi con lesione emisferica sinistra. I disturbi del linguaggio non solo limitano la comunicazione e la socializzazione, ma incidono profondamente sul benessere emotivo e relazionale dei pazienti e delle loro famiglie.
Le nuove linee guida forniscono una base scientifica condivisa per orientare le scelte terapeutiche, definendo standard minimi per la diagnosi e il trattamento, promuovendo pratiche validate da evidenze, migliorando la qualità della riabilitazione e facilitando l’accesso uniforme alle cure sul territorio nazionale.
Il documento è articolato in quattro raccomandazioni cliniche principali. Tre sono dedicate alla gestione dell’afasia in soggetti colpiti da ictus, mentre una riguarda l’afasia progressiva. In particolare, per i pazienti post-ictus, si raccomanda l’intervento logopedico sia in fase acuta sia cronica. Nella fase cronica, l’efficacia del trattamento è rafforzata dall’associazione con tecniche di stimolazione cerebrale non invasiva.
Nel caso dell’afasia progressiva, un disturbo neurodegenerativo che compromette progressivamente le capacità linguistiche, le indicazioni suggeriscono l’utilizzo combinato della neuromodulazione non invasiva e della logopedia, oppure, in alternativa, il solo trattamento logopedico.
Queste raccomandazioni, costruite secondo rigorosi criteri metodologici, mirano a rendere omogenea l’offerta riabilitativa, che attualmente risulta disomogenea a livello nazionale. In alcune aree del Paese, infatti, l’accesso alla riabilitazione per i disturbi afasici è assimilabile a quello garantito in altre nazioni europee, mentre in altre zone i pazienti faticano ad accedere a percorsi terapeutici adeguati nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale.
Dal punto di vista epidemiologico, ogni anno in Italia si registrano circa 200mila nuovi casi di ictus. Le persone che convivono con disabilità derivanti da un evento cerebrovascolare sono attualmente circa 913mila. Secondo il Rapporto 2018 dell’Osservatorio Ictus Italia, i costi sanitari diretti annuali a carico del Servizio sanitario nazionale ammontano a 16 miliardi di euro, ai quali si sommano 5 miliardi di spesa privata sostenuta dalle famiglie.
L’elaborazione delle linee guida rappresenta un passo rilevante per garantire cure più appropriate, eque ed efficaci. La loro adozione è vista come un supporto concreto agli operatori sanitari, chiamati a prendere decisioni cliniche complesse in un ambito che, fino a oggi, mancava di riferimenti validati.
Con la validazione da parte dell’Istituto Superiore di Sanità, le linee guida sono ora ufficialmente riconosciute e possono essere adottate su scala nazionale. Rappresentano un modello di collaborazione virtuosa tra enti scientifici, associazioni di pazienti e fondazioni private, finalizzato al miglioramento complessivo della presa in carico riabilitativa post-ictus.
Il documento, secondo gli esperti coinvolti, costituisce un punto di partenza fondamentale, pur consapevoli che resta ancora molto da fare per garantire un accesso uniforme e tempestivo alla riabilitazione neurologica per tutti i pazienti, a prescindere dal luogo di residenza. Tuttavia, si configura come un esempio di buona pratica che potrebbe essere esteso anche ad altri ambiti della riabilitazione post-ictus, con l’obiettivo di rafforzare l’equità e la qualità del sistema sanitario.
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