Poliposi nasale, malattia sistemica da trattare a monte

Poliposi nasale, malattia sistemica da trattare a monte

Focus sui farmaci biologici per infiammazioni di tipo 2

La poliposi nasale non è una semplice patologia localizzata, ma l’espressione clinica di un processo infiammatorio sistemico. Spesso sottovalutata o affrontata solo con interventi mirati al distretto nasale, la condizione trova invece le sue radici in una complessa risposta immunitaria nota come infiammazione di tipo 2. È quanto emerge dal confronto tra gli specialisti della Società Italiana di Otorinolaringoiatria (SIO), in vista del congresso nazionale in programma a Padova.

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Secondo gli esperti, la poliposi nasale non va considerata come un disordine isolato. Si tratta piuttosto di una manifestazione che può accompagnarsi ad altri disturbi immunomediati, come l’asma bronchiale e la dermatite atopica. Tutte queste condizioni condividono un meccanismo comune, una reazione d’ipersensibilità dovuta al contatto con agenti esterni presenti nell’ambiente. Per questo, l’intervento localizzato sui polipi nasali, pur necessario nei casi più gravi, rischia di risultare inefficace se non accompagnato da strategie mirate alle cause sistemiche.

In Italia, la poliposi nasale interessa circa il 12-13% della popolazione. Spesso la diagnosi è casuale e avviene durante visite specialistiche richieste per altri sintomi, come cefalee ricorrenti o perdita dell’olfatto. La cronicizzazione della patologia comporta una notevole riduzione della qualità della vita, a causa dell’ostruzione respiratoria e della frequente associazione con altre condizioni infiammatorie.

Negli ultimi anni, la disponibilità di farmaci biologici ha rappresentato una svolta nel trattamento dei casi più complessi. Questi trattamenti, sviluppati grazie alle biotecnologie, agiscono direttamente sui meccanismi dell’infiammazione di tipo 2, consentendo un controllo più efficace della malattia. L’efficacia di tali farmaci si traduce non solo in un miglioramento respiratorio, ma anche nella gestione dell’asma grave e delle manifestazioni cutanee associate, come la dermatite atopica.

L’adozione della terapia biologica non è tuttavia immediata. È riservata ai pazienti che non rispondono ai trattamenti convenzionali, sia farmacologici che chirurgici. Dopo l’eventuale fallimento della chirurgia o la ricomparsa dei polipi, l’opzione biologica diventa una risorsa terapeutica di rilievo. L’obiettivo resta quello di evitare interventi ripetuti e migliorare stabilmente il quadro clinico.

Il ricorso ai biologici comporta anche considerazioni sul piano economico, dato il costo elevato di queste terapie. Tuttavia, gli esperti sottolineano che la spesa è compensata da una riduzione dei giorni di lavoro persi e da un netto miglioramento della qualità del sonno e delle funzioni respiratorie. Dormire meglio, respirare senza ostruzioni e affrontare la giornata senza affaticamento sono vantaggi che incidono direttamente sulla produttività e sul benessere psico-fisico dei pazienti.

L’attenzione crescente verso la terapia biologica si riflette nel programma dei maggiori incontri scientifici del settore. La SIO dedica infatti ampio spazio a questo tema, che coinvolge non solo l’otorinolaringoiatria ma anche altre discipline mediche, come la pneumologia, la dermatologia e la gastroenterologia. La portata multidisciplinare dell’approccio biologico evidenzia il cambiamento radicale nella gestione delle malattie infiammatorie croniche.

In passato, il trattamento principale per condizioni come la poliposi nasale era rappresentato dai corticosteroidi, spesso somministrati per lunghi periodi, con effetti collaterali rilevanti. Oggi, i farmaci biologici offrono un’alternativa mirata, meno invasiva e più sostenibile sul lungo termine. In particolare, permettono di intervenire in modo selettivo sui segnali molecolari che alimentano l’infiammazione.

Questa strategia terapeutica consente anche una maggiore personalizzazione delle cure. Ogni paziente viene valutato sulla base del proprio profilo clinico e immunologico, permettendo di scegliere il trattamento più adatto. Si tratta di un cambiamento di paradigma che sta progressivamente ridefinendo le modalità di presa in carico dei pazienti affetti da malattie croniche associate all’infiammazione di tipo 2.

Il messaggio degli specialisti è chiaro: non bisogna limitarsi a rimuovere i sintomi visibili della poliposi nasale, ma affrontare le cause profonde dell’infiammazione. Solo così è possibile ottenere risultati duraturi, evitando recidive e migliorando in modo significativo la vita quotidiana dei pazienti. La centralità del naso nella respirazione e nella qualità del sonno impone un approccio globale, che tenga conto dell’intero sistema immunitario e delle sue disfunzioni.

Alla luce di queste evidenze, la poliposi nasale si conferma una condizione da non sottovalutare, ma da affrontare con strumenti diagnostici avanzati e terapie mirate. La sinergia tra otorinolaringoiatri e altri specialisti sarà decisiva per garantire ai pazienti un percorso terapeutico efficace e completo.

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