Serve una legge per bilanciare sanità integrativa e SSN
L’assenza di una regolamentazione specifica mette a rischio la sostenibilità della sanità integrativa, un sistema oggi sempre più sotto pressione a causa dell’aumento delle richieste di prestazioni e della crescente complessità del settore. A lanciare l’allarme è Cesare Damiano, presidente dell’Osservatorio Nazionale Welfare e Salute (ONWS), intervenuto durante il format “Colazione cON…”, un ciclo di incontri tra esperti e stakeholder del comparto sanitario.
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Damiano ha evidenziato come l’80% dei contributi raccolti dai fondi integrativi venga attualmente destinato alla copertura delle prestazioni erogate, una percentuale considerata elevata che potrebbe compromettere l’equilibrio economico e la capacità del sistema integrativo di supportare efficacemente il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) nel medio-lungo periodo. Per questo motivo, ha sottolineato, è indispensabile un intervento legislativo che definisca regole chiare e uniformi per il settore, garantendo così la sua sostenibilità e la complementarietà con il sistema pubblico.
La crescita della domanda, stimata intorno al 15% negli ultimi tre anni, è stata favorita dalla pandemia di Covid-19 e dalle problematiche legate alle liste d’attesa del SSN, aumentando la pressione sui fondi di sanità integrativa, soprattutto nel comparto terziario. Questa dinamica evidenzia l’urgenza di introdurre strumenti di controllo e gestione più efficaci, in grado di monitorare costantemente lo stato di salute finanziaria e tecnica dei fondi.
Tra le proposte dell’ONWS figura l’adozione di un “cruscotto” di indicatori tecnici che permetta di valutare e mitigare i principali fattori di rischio che incidono sulla tenuta del sistema. Questi rischi includono elementi demografici, come l’invecchiamento della popolazione, biometrico, connesso alla probabilità di insorgenza di malattie legate alle caratteristiche fisiche degli assistiti, e ambientale, legato al contesto in cui vivono gli individui. Altri fattori di rischio di grado medio-basso riguardano invece il rischio economico, influenzato da condizioni macroeconomiche e inflazione, quello politico, connesso a possibili interventi legislativi di contenimento della spesa pubblica, e il rischio finanziario, dovuto alla volatilità dei mercati.
Un’attenzione particolare è stata dedicata alla Long Term Care (LTC), ovvero alle cure a lungo termine, ambito in cui la fragilità del sistema appare più marcata. Le persone che necessitano di assistenza continuativa rappresentano una platea che incrocia i rischi più elevati dal punto di vista demografico, biometrico e ambientale. Per questo, l’ONWS propone un modello di gestione basato su un sistema tecnico-finanziario mutualistico, che preveda un contributo medio uniforme tra tutti gli assistiti, capace di assicurare un equilibrio tecnico, economico e finanziario duraturo.
Al centro della discussione resta la complementarietà tra sanità pubblica e integrativa. Damiano ha ribadito come un sistema di sanità integrativa efficiente debba supportare il SSN, garantendo un’offerta di prestazioni che non si sovrapponga ma si integri con quelle erogate dal servizio pubblico. Ciò richiede un rafforzamento delle regole di governance, affinché tutti gli operatori del settore operino in sinergia, assicurando prezzi equi e un sistema integrato pubblico-privato sostenibile nel tempo.
L’assenza di una cornice normativa definita rischia di compromettere non solo la tenuta economica dei fondi ma anche la capacità complessiva del sistema sanitario di rispondere efficacemente alle esigenze di cura della popolazione. Per questo, conclude Damiano, un intervento legislativo mirato non è più rimandabile se si vuole garantire la continuità e la qualità delle prestazioni sanitarie integrative accanto al Servizio Sanitario Nazionale.
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