DBS predittiva: Parkinson, svolta nella terapia mirata

DBS predittiva: Parkinson, svolta nella terapia mirataUn algoritmo anticipa i sintomi e adatta la stimolazione

Un algoritmo innovativo, frutto della collaborazione tra il Centro Parkinson dell’ASST Gaetano Pini-CTO di Milano e la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, consente di anticipare l’evoluzione del morbo di Parkinson con una settimana di anticipo e di regolare in modo dinamico la stimolazione cerebrale profonda (DBS) in base ai segnali neurali del paziente. Il sistema, sviluppato attraverso tecnologie di intelligenza artificiale applicate ai dati cerebrali, rappresenta un progresso decisivo nella personalizzazione dei trattamenti neurologici.

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Il meccanismo si fonda sull’analisi in tempo reale delle informazioni trasmesse da dispositivi DBS impiantati nei pazienti. Questi strumenti raccolgono e inviano dati direttamente dal cervello, anche a domicilio, consentendo agli specialisti di monitorare la progressione dei sintomi e di intervenire tempestivamente per adattare la stimolazione in modo mirato.

Lo studio, pubblicato sulla rivista NPJ Parkinson’s Disease del gruppo Nature, segna un traguardo nella ricerca sulle malattie neurodegenerative. L’algoritmo non si limita a leggere i segnali patologici, ma permette di prevedere l’andamento clinico e di attivare una neuromodulazione proattiva, massimizzando l’efficacia terapeutica.

Alla base del progetto vi è una forma evoluta di neurostimolazione detta DBS adattativa, che regola automaticamente l’intensità degli impulsi elettrici in base all’attività cerebrale misurata. Questo metodo supera il limite dei parametri fissi tipici della DBS tradizionale e apre la strada a terapie più efficaci e personalizzate. I primi riscontri clinici hanno mostrato che oltre l’80% dei pazienti sottoposti alla nuova modalità di stimolazione ne apprezza i benefici.

Il team di ricerca comprende anche il professor Alberto Mazzoni, dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna, che ha trasformato in applicazione clinica gli studi condotti sui segnali neurali. Il lavoro è stato sviluppato con il contributo di due dottorandi, Salvatore Falciglia e Laura Caffi, in un programma congiunto tra Pisa, Milano e l’Università di Würzburg.

La stimolazione cerebrale profonda è un intervento neurochirurgico utilizzato nei casi avanzati di Parkinson, quando i farmaci non sono più efficaci. Prevede l’inserimento di elettrodi in aree cerebrali responsabili del controllo motorio, come il nucleo subtalamico o il globo pallido interno. Gli elettrodi sono connessi a un generatore di impulsi elettrici, impiantato nella zona toracica, che invia stimoli capaci di modulare l’attività neuronale alterata.

Fondamentale per l’esito terapeutico è il corretto posizionamento degli elettrodi, come evidenziato dal responsabile dell’ambulatorio di Neuromodulazione del Centro Parkinson, Salvatore Bonvegna. Il nuovo algoritmo aggiunge una componente predittiva, offrendo una possibilità concreta di agire in anticipo sull’insorgenza dei sintomi.

Il dispositivo sperimentale utilizzato nello studio è stato impiantato al Policlinico di Milano dall’équipe neurochirurgica diretta da Marco Locatelli. Il progetto si inserisce in una rete lombarda che coinvolge anche l’ASST Santi Paolo e Carlo e l’IRCCS San Gerardo di Monza, favorendo un modello collaborativo per affrontare l’aumento dei casi e potenziare l’accesso alle cure.

Ogni anno, il Centro Parkinson dell’ASST Gaetano Pini-CTO registra oltre 7.000 pazienti, di cui circa 1.500 al primo contatto. Nonostante i numeri, la DBS resta una risorsa scarsamente utilizzata: dei circa 2.000 pazienti che potrebbero beneficiarne ogni anno in Italia, solo 300 vengono sottoposti all’intervento. Il dato è stato riportato dalla direttrice generale dell’ASST, Paola Lattuada, che ha sottolineato la necessità di superare gli ostacoli organizzativi e di estendere il trattamento su scala nazionale.

Il progetto è sostenuto dalla Fondazione Pezzoli per la malattia di Parkinson, che affianca il centro milanese nella promozione delle tecnologie più avanzate. Grazie al nuovo algoritmo e alla sinergia tra enti di ricerca, si pongono le basi per lo sviluppo di neuroprotesi intelligenti, capaci di accompagnare il paziente lungo un percorso terapeutico adattato alle sue condizioni in continua evoluzione.

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