Ricerca italiana: infezione gestibile come malattia cronica
Nuovi dati presentati alla 17esima edizione della conferenza Icar, in corso a Padova, confermano la solidità delle terapie antiretrovirali nella gestione dell’infezione da Hiv. Gli studi italiani illustrati durante il congresso ribadiscono la possibilità di cronicizzare la patologia, offrendo una prospettiva di vita simile a quella della popolazione generale, in termini sia di sopravvivenza sia di qualità della vita.
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Tra gli aspetti più rilevanti emersi, vi è la capacità delle terapie di rendere il virus non trasmissibile se assunte con regolarità. I risultati derivano da analisi condotte in contesti clinici reali, sottolineando l’importanza di una strategia terapeutica mirata e individualizzata. Questo approccio consente di adattare il trattamento alle specificità cliniche, virologiche e sociali della persona con Hiv.
Un ruolo centrale è stato attribuito alla combinazione di bictegravir, emtricitabina e tenofovir alafenamide (B/F/Taf), indicata come uno degli schemi terapeutici più avanzati in termini di efficacia e tollerabilità. Il trattamento mostra una lunga emivita, un’elevata potenza antivirale e una buona sopportabilità, anche in presenza di aderenza terapeutica non perfetta.
L’efficacia di B/F/Taf è stata al centro di uno studio condotto nell’ambito della coorte italiana Icona, la più estesa sul territorio nazionale. Lo studio ha incluso oltre 2.500 persone: 929 trattate per la prima volta e 1.653 già in trattamento con altri regimi. A quasi quattro anni di distanza, l’incidenza di interruzioni per tossicità o fallimento virologico si è attestata rispettivamente al 7,7% nei pazienti in prima linea e al 5,8% nei pretrattati. Tali episodi si sono rivelati rari e spesso legati a sospensioni temporanee della terapia, non a inefficacia del farmaco. In molti casi, la soppressione virale è stata ristabilita senza modificare il regime in uso.
Parallelamente, lo studio internazionale Bicstar ha valutato la stessa terapia su una popolazione globale. La coorte italiana, composta da 176 pazienti con esperienza terapeutica pregressa, è stata seguita per due anni. I dati hanno mostrato una soppressione virale mantenuta in oltre il 90% dei casi, senza evidenza di nuove mutazioni resistenti. Gli effetti collaterali sono risultati limitati, di lieve entità e raramente causa di sospensione della terapia.
Uno degli elementi più significativi emersi dallo studio Bicstar riguarda la “persistence”, cioè la capacità della terapia di essere mantenuta nel tempo senza perdita di efficacia o insorgenza di tossicità rilevanti. Questo aspetto è stato osservato anche in soggetti di età superiore ai 65 anni, spesso affetti da altre patologie croniche e sottoposti a trattamenti multipli. Il dato rappresenta un indicatore di stabilità terapeutica nel lungo termine.
All’interno del congresso è stato inoltre ribadito come il futuro della terapia dell’Hiv punti a un sempre maggiore grado di personalizzazione. La scelta tra combinazioni a due o tre farmaci deve essere effettuata tenendo conto del profilo immuno-virologico del paziente, al fine di garantire la massima efficacia e sicurezza nel tempo.
L’evento ha messo in luce anche le nuove sfide correlate all’invecchiamento della popolazione con Hiv. Grazie ai progressi delle terapie, molte persone vivono a lungo, ma il prolungamento della vita comporta un aumento delle comorbidità e una maggiore complessità nella gestione delle interazioni farmacologiche.
Nonostante gli avanzamenti registrati, il virus Hiv continua a rappresentare una minaccia sanitaria rilevante. Gli strumenti di prevenzione, come la profilassi pre-esposizione (PrEP), e le terapie di ultima generazione offrono risposte concrete, ma richiedono un impegno continuo in termini di ricerca e formazione.
Il congresso Icar si conferma un momento chiave per il confronto tra esperti, clinici e ricercatori, e rappresenta un’occasione per valutare l’impatto delle terapie nella pratica quotidiana e la loro evoluzione verso una sempre maggiore aderenza e persistenza.
La combinazione di dati clinici e di esperienze reali mostra che le attuali terapie antiretrovirali permettono di trattare l’Hiv come una condizione cronica gestibile, mantenendo nel tempo il controllo dell’infezione e migliorando la qualità della vita delle persone che ne sono affette.
(Com-Fil/Adnkronos Salute)
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