La paura dell’AI compromette la sanità globale: i medici in crisi

Negli USA, il 71% dei dottori teme l'intelligenza artificiale

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La paura dell’AI – L’introduzione dell’intelligenza artificiale (AI) nel settore sanitario ha suscitato preoccupazioni e resistenze tra i professionisti della salute. Secondo recenti studi, tra cui uno realizzato da eMarketer, negli Stati Uniti oltre il 71% dei medici esprime ansia riguardo all’adozione di queste nuove tecnologie, temendo che possano sostituirli nelle loro funzioni quotidiane. Questo fenomeno, noto come “AI Fear”, si diffonde anche in Europa, dove solo il 10% dei medici italiani si ritiene pronto a integrare l’AI nel proprio lavoro, come evidenziato da Medscape.

Il terrore di molti professionisti è tale che un report di Healthcare Dive rivela che l’81% dei pazienti preferisce interagire con un medico piuttosto che con un algoritmo, indicando una mancanza di fiducia nelle nuove tecnologie. Questa situazione solleva interrogativi sulla possibilità di superare queste paure e fare dell’AI un alleato nella medicina.

Gli esperti concordano che il primo passo per affrontare il problema è l’educazione. Giacinto Fiore e Pasquale Viscanti, fondatori di “Intelligenza Artificiale Spiegata Semplice”, sottolineano l’importanza di eventi e corsi formativi per favorire una maggiore comprensione dell’AI. Questi incontri possono aiutare a dissipare i dubbi e a dimostrare i vantaggi delle tecnologie emergenti. Secondo i fondatori, l’AI non deve essere vista come un nemico, ma come un prezioso strumento in grado di migliorare l’efficacia dei medici. Ad esempio, algoritmi avanzati possono analizzare cartelle cliniche e fornire ai medici dati utili per prendere decisioni terapeutiche informate.

La Federazione delle Società Medico-Scientifiche Italiane (FISM), rappresentata dal suo presidente Loreto Gesualdo, condivide questa visione. Gesualdo afferma che l’AI non sostituirà i medici, ma piuttosto allevierà i loro carichi di lavoro, permettendo loro di concentrarsi maggiormente sui pazienti. Le tecnologie emergenti possono raccogliere e analizzare enormi quantità di dati, rendendo possibile un approccio più personalizzato alle terapie.

Diverse case history dimostrano già l’efficacia dell’AI nella medicina. Ad esempio, l’analisi dei Big Data permette ai medici di accedere a informazioni vitali per comprendere e trattare meglio le patologie. L’AI offre anche l’opportunità di riutilizzare molecole precedentemente scartate per nuove terapie, aumentando così le opzioni di trattamento disponibili.

Un’altra applicazione innovativa dell’AI è la creazione di gemelli digitali. Questi modelli virtuali possono essere utilizzati per simulare gli effetti di una terapia, consentendo ai medici di prevedere e valutare reazioni avverse prima di somministrare un trattamento ai pazienti. Inoltre, i sistemi di AI possono supportare i medici nell’analisi dei farmaci già esistenti, contribuendo alla scoperta di nuovi farmaci attraverso l’analisi di molecole trascurate.

Il potenziale dell’AI in campo sanitario è quindi immenso, eppure il settore si trova di fronte a un paradosso: sebbene le tecnologie possano migliorare significativamente le pratiche mediche, la paura e l’ignoranza ostacolano la loro implementazione. Secondo Fiore e Viscanti, è necessario un cambio di mentalità per superare questa resistenza. “Dobbiamo fare cultura sull’AI e mostrare come essa possa realmente trasformare il nostro modo di lavorare in meglio”, affermano.

La partnership tra “Intelligenza Artificiale Spiegata Semplice” e la FISM è un passo significativo in questa direzione. Insieme, intendono promuovere iniziative di formazione e informazione per aiutare i professionisti della salute a comprendere e sfruttare le potenzialità dell’AI. Gli esperti affermano che eventi come l’AI Week, che ospiterà varie realtà del settore sanitario, rappresentano un’opportunità preziosa per creare dialogo e scambio di idee.

L’adozione dell’AI nel settore sanitario non riguarda solo il miglioramento dell’efficienza operativa, ma anche il rafforzamento del rapporto tra medici e pazienti. L’AI può fornire ai medici dati utili, liberando tempo prezioso che può essere dedicato a un’interazione più empatica e personale con i pazienti. Questo cambiamento è fondamentale per restituire fiducia ai pazienti nei confronti del sistema sanitario.

Le tecnologie di “data capture” sono un ulteriore aspetto dell’AI che può trasformare la sanità. Questi sistemi possono raccogliere enormi volumi di dati in brevi periodi di tempo, producendo report dettagliati che i medici possono utilizzare per migliorare le loro decisioni cliniche. La possibilità di avere accesso a informazioni chiare e dettagliate consente ai medici di concentrarsi maggiormente sulla cura del paziente, piuttosto che sull’elaborazione di dati complessi.

In conclusione, la strada verso l’integrazione dell’AI nella medicina è irta di sfide, ma non impossibile. La chiave risiede nell’educazione e nella creazione di una cultura positiva intorno all’uso delle tecnologie emergenti. Solo così sarà possibile sconfiggere la paura dell’AI e rendere questo strumento un alleato insostituibile per i professionisti della salute, garantendo così un futuro migliore per la medicina e, di conseguenza, per i pazienti.

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