Diabete si potrà trattare con il calore al duodeno, studio Revita 2 al Gemelli
Una sperimentazione clinica di fase II, su pazienti diabetici per testare una nuova promettente cura non-farmacologica, è in corso presso la Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli di Roma. Lo studio si basa sull’utilizzo del calore per rigenerare la mucosa intestinale “sana” agendo su una porzione dell’intestino: il duodeno.
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Calore quindi sull’intestino tenue fisso (duodeno ndr) sede di rilascio di ormoni coinvolti nelle cause della malattia diabetica. La tecnica, effettuata in endoscopia mini-invasiva sotto sedazione con un’ apparecchiatura e un catetere che permettono di applicare con la massima precisione il calore alla mucosa del duodeno per brevissimo tempo, è stata già’ testata su numerosi pazienti in un primo ciclo sperimentale, dimostrandosi assolutamente sicura e potenzialmente efficace.
I test hanno un nome e si chiamano “Revita 2“, per il momento, stanno riguardando 11 pazienti e serviranno a convalidarne l’efficacia antidiabete dell’innovativo trattamento.
Lo studio è portato avanti dal professor Guido Costamagna, direttore dell’ Unita’ Operativa Complessa di Endoscopia Digestiva Chirurgica del Gemelli e direttore dell’ Istituto di Clinica chirurgica generale e Terapia Chirurgica all’ Universita’ Cattolica, sede di Roma, leader riconosciuto a livello mondiale in endoscopia terapeutica.
“Ci auguriamo risultati definitivi degli studi attualmente in corso entro un paio di anni”, ha detto Geltrude Mingrone, direttore dell’ Unita’ Operativa Complessa Patologie dell’ obesita’ del Gemelli e docente di Medicina interna e geriatria all’ Universita’ Cattolica. L’ arruolamento – per l’ Italia sono coinvolti due centri, il Gemelli e l’ Humanitas di Rozzano – e’ iniziato il 19 maggio ed e’ prevista la conclusione nell’ autunno 2018.
Oltre 300 milioni di pazienti
Il diabete di tipo 2 è una patologia che si manifesta in età adulta, conseguenza di stili di vita errati, soprattutto in relazione all’alimentazione e alla sedentarietà. Secondo i dati riportati dal Policlinico Gemelli si stima che nel mondo ne siano affette 285 milioni di persone, 4 milioni solo in Italia (il 90% soffre di diabete di tipo 2). Le cause scatenanti di questa patologia non sono univoche, ma la scienza ha stabilito una correlazione tra predisposizione genetica, obesità, stile di via sedentario e diete ricche di zuccheri e grassi. Su quest’ultimo punto la ricerca ha dimostrato che questo stile alimentare muta la mucosa duodenale, alterando anche il segnale ormonale che regola la glicemia.
In questo modo si crea una resistenza all’ormone insulina e poi una disfunzione delle cellule del pancreas che producono l’ormone, che culmina nell’insorgenza del diabete di tipo 2.
Oltre all’iperglicemia, le conseguenze possono essere gravi: insufficienza renale, cecità, amputazione degli arti (specie in casi di patologia non controllata) fino a sconfinare in demenza e patologie cardiovascolari. Attualmente il diabete di tipo 2 si controlla con farmaci somministrati per via orale, il più usato dei quali è la metformina.
In cosa consiste la nuova tecnica
La tecnica, sviluppata dalla azienda statunitense Fractyl Laboratories Inc., ha già “mostrato risultati positivi sui 100 pazienti coinvolti nelle prime fasi di studio – spiega una nota del Policlinico Gemelli -. Grazie a questa tecnica sarebbe possibile ridurre e poi stabilizzare in maniera potenzialmente definitiva la glicemia, evitando al paziente la continua e crescente assunzione di farmaci, che negli stadi più avanzati comporta la somministrazione di insulina più volte al giorno”.
Il ringiovanimento della mucosa duodenale, che è il rivestimento del primo tratto dell’intestino tenue, viene effettuato usando il calore, che va ad ispessire e rigenerare la mucosa dell’intestino attraverso un’operazione chirurgica mininvasiva in endoscopia. Questo processo ripristina la normale composizione degli ormoni prodotti dall’intestino, che vanno a migliorare anche il controllo della glicemia.
Il ringiovanimento della mucosa duodenale (DMR) è una nuova procedura endoscopica.
La DMR avviene tramite l’introduzione trans-orale di un catetere a palloncino che fornisce una dose controllata di energia termica sulla superficie della mucosa. L’apparecchiatura cui è collegato il catetere consente un controllo preciso della temperatura che viene applicata alla superficie della mucosa sì da garantire la sicurezza della procedura, risultata molto ben tollerata dai pazienti. La procedura dura meno di un’ora e i pazienti vengono dimessi il giorno dopo.
Il dispositivo ha già ricevuto il marchio CE, quindi è commercializzabile nell’EU. Dopo i risultati dello studio, se positivi, inizierà in Europa l’attività di commercializzazione.
La DMR è in grado di normalizzare in maniera duratura i vari ormoni rilasciati dalla mucosa intestinale e coinvolti nell’insulino-resistenza e forse proprio nel meccanismo di controllo glicemico.
La malattia e i limiti delle terapie oggi in uso.
Il diabete di tipo 2 è una malattia di proporzioni pandemiche non sempre associata all’obesità. Si stima che ne siano affetti circa 382 milioni di persone in tutto il mondo1 e l’incidenza della malattia sta aumentando a un ritmo allarmante sia nei paesi occidentali sia in quelli in via di sviluppo. Solo in Italia, quasi 4 milioni di persone ne soffrono, di cui il 90% del tipo 2.
Si tratta di una malattia complessa la cui patogenesi non è completamente conosciuta. Tra i fattori che contribuiscono allo sviluppo della malattia vi sono la predisposizione genetica, l’obesità, lo stile di vita sedentario e una dieta ad alto contenuto di zuccheri e grassi. La ricerca di base ha dimostrato che la dieta ipercalorica provoca cambiamenti nella mucosa duodenale (il rivestimento del primo tratto dell’intestino tenue). Questi cambiamenti alterano il segnale ormonale che regola la glicemia, contribuendo prima alla resistenza all’ormone insulina (principale regolatore della glicemia), poi alla disfunzione delle cellule del pancreas che producono l’ormone, infine all’insorgenza del diabete di tipo 2. Recenti studi sull’animale hanno ulteriormente corroborato le ipotesi su possibili alterazioni della mucosa del duodeno in relazione alla dieta ipercalorica e con eccesso di zuccheri.
I pazienti difficilmente controllano la patologia per un lungo periodo di tempo e tendono a sviluppare complicanze micro e macrovascolari causate da iperglicemia (troppo zucchero nel sangue). Insufficienza renale, che spesso necessita di dialisi, cecità e amputazione del piede sono conseguenze frequenti del diabete di tipo 2 non controllato adeguatamente dalla terapia.
Il Diabete di tipo 2, inoltre, è un fattore di rischio significativo per il peggioramento della demenza e lo sviluppo di patologie cardiovascolari.
Attualmente il diabete di tipo 2 si controlla con farmaci somministrati per via orale, il più usato dei quali è la metformina. Sono disponibili diverse classi di farmaci ma con la progressione della patologia molti pazienti necessitano della terapia insulinica che viene somministrata per iniezione più volte al giorno.
L’efficacia dei trattamenti farmacologici è inficiata da diversi fattori tra cui la difficoltà di seguire le terapie.
Vi è dunque la necessità di terapie alternative ai soli farmaci e dai risultati più duraturi.
Il ringiovanimento della mucosa duodenale (DMR) è una nuova procedura endoscopica.
Ricerche effettuate dalla professoressa Mingrone (Gemelli) e colleghi hanno dimostrato che la chirurgia bariatrica, che si attua per trattare obesità grave, può portare a miglioramenti duraturi del controllo glicemico rispetto alla terapia farmacologica e a una riduzione della mortalità e delle complicanze del diabete di tipo 2.
Diversi studi stanno cominciando a spiegare i meccanismi di base dell’effetto anti-diabete della chirurgia bariatrica. In particolare, l’esclusione del duodeno dal passaggio di nutrienti sembra comportare miglioramenti quasi immediati dell’insulino-resistenza. La mucosa intestinale è il più grande organo endocrino del nostro corpo e rilascia ormoni per regolare l’equilibrio del glucosio sia a digiuno che dopo i pasti. Infatti, disfunzioni della mucosa intestinale (ipertrofia e iperplasia endocrina della mucosa duodenale) sono frequentemente associate con il diabete.
La DMR è una tecnica endoscopica di ablazione della mucosa duodenale in grado di normalizzare in maniera duratura i vari ormoni rilasciati dalla mucosa intestinale e coinvolti nell’insulino-resistenza e forse proprio nel meccanismo di controllo glicemico.
La DMR avviene tramite l’introduzione trans-orale di un catetere a palloncino che fornisce una dose controllata di energia termica sulla superficie della mucosa. L’apparecchiatura cui è collegato il catetere consente un controllo preciso della temperatura che viene applicata alla superficie della mucosa sì da garantire la sicurezza della procedura, risultata molto ben tollerata dai pazienti. La procedura dura meno di un’ora e i pazienti vengono dimessi il giorno dopo.
“Finora – ribadisce la professoressa Mingrone – sono stati trattati nel mondo oltre 100 pazienti, di cui sette al Policlinico A. Gemelli. La terapia è risultata ben tollerata e priva di rischi, con significativi miglioramenti di parametri tra cui glicemia, emoglobina glicata e enzimi epatici nella maggior parte dei pazienti”.
La prima sperimentazione Revita-1
I primi pazienti arruolati nel precedente studio, REVITA-1 sono stati trattati al Policlinico A. Gemelli dal professor Costamagna.
I risultati fino a ora ottenuti in più di 150 pazienti trattati sia nello studio di fattibilità (eseguito in Cile per valutare, appunto, la fattibilità e la sicurezza della procedura) sia nello studio multicentrico REVITA-1, hanno dimostrato che il trattamento ha un impatto sulla malattia dimostratosi di notevole entità e duraturo nel tempo.
“La terapia – ribadisce la professoressa Mingrone – è risultata ben tollerata e priva di rischi, con significativi miglioramenti di parametri tra cui glicemia, emoglobina glicata e enzimi epatici nella maggior parte dei pazienti”. Inoltre, il miglioramento dei livelli alterati degli enzimi epatici, caratteristica della steatosi epatica non-alcoolica (NASH), altresì detta “fegato grasso”, patologia attualmente in esponenziale aumento nonché tuttora priva di terapie farmacologiche efficaci e tollerabili, apre ad opportunità terapeutiche al momento in fase di studio, e che, se confermate, presto estenderanno il campo di ricerca presso il Policlinico Gemelli anche a studi focalizzati in quest’ambito.
Revita-2
La fase di sperimentazione attualmente in corso consiste in un trial multicentrico (Revita-2) che vede protagonista, con il maggior numero di pazienti attualmente arruolati, l’Università Cattolica e la Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli di Roma, insieme a più di dieci altri centri ospedalieri europei ed extraeuropei di eccellenza in Belgio, Inghilterra, Irlanda, Germania, Brasile e Italia.
Lo studio Revita-2 prevede l’arruolamento di oltre 100 pazienti in numerosi centri europei ed extraeuropei e sarà seguito nella seconda parte dell’anno dall’inizio di un’analoga sperimentazione negli USA, volta a ottenere l’approvazione della FDA, l’organo regolatorio sui farmaci e le terapie negli Stati Uniti d’America. Il trattamento sarà messo a confronto con una terapia placebo per verificarne l’efficacia.
Lo studio recluta pazienti volontari di età tra 28 e 74 anni, affetti da diabete di tipo 2, in terapia con farmaci antidiabetici orali ma non ancora sottoposti a terapia con insulina, con valori di emoglobina glicata (HbA1c) tra 7,5 e 10%.
“La fase sperimentale dello Studio Revita-2 si concluderà – aggiunge il professor Costamagna – nell’arco di circa 2 anni; se i risultati si confermeranno positivi questo innovativo trattamento potrà essere esteso a tutti i pazienti affetti da diabete che non riescono a tenere sotto controllo la terapia con i farmaci, cioè circa la metà del totale”.
Attualmente il diabete di tipo 2 si controlla con farmaci somministrati per via orale, il più usato dei quali è la metformina. Sono disponibili diverse classi di farmaci ma con la progressione della patologia molti pazienti necessitano della terapia con insulina che va somministrata attraverso iniezione più volte al giorno.
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